giovedì 12 aprile 2012

Marco Raffone: una vita dedicata alle sei corde


Marco Raffone è un talentuoso chitarrista cisternese. Riconosciuto come uno dei migliori talenti musicali della zona, ha imbracciato la chitarra per la prima volta all’età di tredici anni. Incomincia a studiare lo strumento da autodidatta. Raggiunta la maggiore età approfondisce la sua preparazione affidandosi agli insegnamenti di Marco Biniero, insegnante all’accademia “Saint Louis” di Roma. Dopo aver compiuto vent’anni si iscrive alla “Percentomusica”, cominciando così a prendere lezioni dal famoso Umberto Fiorentino. Successivamente si iscrive alla “Music Academy 2000” di Bologna, dove riesce a superare brillantemente il test d’ingresso, iniziando a seguire i corsi direttamente dal quarto anno. In un solo anno di studi si diploma. Proprio in questa scuola prende lezioni dal grande Massimo Varini, uno dei più migliori chitarristi italiani. Oggi insegna chitarra a tanti ragazzi, cercando sempre di trasmettere tutto il suo amore e la sua passione per lo strumento. Si è raccontato ai microfoni del "Portale Musicale" con grande umiltà, parlando del suo rapporto con ciò che ama di più della vita: la musica.

Quando hai capito che “fare musica” poteva diventare un mestiere?
Non saprei rispondere con precisione a questa domanda. Ho voluto, però, che la musica facesse parte della mia vita sin dalla prima volta che ho preso una chitarra in mano. La cosa importante che serve per fare questo mestiere è la tenacia. Bisogna continuare a credere nel proprio sogno senza curarsi troppo del giudizio degli altri. Ho provato altri lavori ma niente... credo di essere in grado di fare solo questo! Si tratta di un’attività che svolgo senza particolari sforzi. Amo il mio mestiere e amo le emozioni che mi dà suonare. Inoltre, la musica ti da la possibilità di metterti in gioco ogni volta. Questo può servirti da stimolo per fare sempre meglio e per superare i tuoi limiti.

Cosa ti piace di più della musica?
Tutto. Anche accordare la chitarra può essere un’attività bellissima. Non riesco a immaginare la mia vita senza musica. Per me è la forma d’arte più espressiva e diretta che ci sia.

Ti ho ascoltato in diverse situazioni musicali. Vedo che ti piace suonare sia con la chitarra elettrica che con l’acustica. Ma quale delle due preferisci usare?
Non è che preferisco l’una o l’altra. Diciamo che le suono con un approccio diverso. Si potrebbe anche dire che la situazione musicale nella quale mi trovo meglio è quella che ho con i “Dathura”. In questa band uso principalmente l’elettrica. Infatti, nelle canzoni che facciamo e che eseguiamo dal vivo, la chitarra ricopre un ruolo centrale. Ovviamente, la cosa più importante per me è mettere in risalto la voce. La chitarra non deve coprire il cantante, ma sostenerlo nel modo migliore possibile. Per ottenere questo risultato mi dedico molto all’arrangiamento dei brani. Quest’ultimo aspetto è uno di quelli che preferisco del mio mestiere. Ascoltando molti chitarristi acustici ho trovato grandi vantaggi nell’arrangiamento delle canzoni. Spesso mi trovo a dover costruire un arrangiamento su una sola chitarra acustica. Ciò mi ha permesso di ampliare le mie vedute relativamente alla costruzione del brano che poi vado a riproporre dal vivo. Ho imparato tante cose che non mi sarei mai aspettato. Consiglio a tutti questo percorso.

A proposito di Dathura: vedo che il cantante di questa band collabora con te anche in altri progetti. Potresti dirci se si tratta di una scelta voluta o dovuta al caso?
Assolutamente voluta. Si chiama Roberto Bianchi ed è dotato di una delle più belle voci tra quelle che io abbia mai ascoltato. Suono con lui anche in un duo acustico noto con il nome di “Assiduo”. Credo che il suo modo di cantare e il mio stile chitarristico siano complementari. Oltre che essere un piacere… è un dovere suonare con Roberto Bianchi!


Quali chitarristi hanno influenzato di più il tuo stile?
Credo che il mio stile sia ancora in costruzione. Comunque ogni musicista ha il suo modo speciale di suonare. Ognuno ha il suo gusto e il suo particolare tocco. I chitarristi che mi hanno influenzato sono: Jimi Hendrix, David Gilmour, Brian May, Eric Clapton, Steve Vai, George Benson, Steve Lukather, Joe Satriani, Tommy Emmanuel. Ce ne sarebbero ancora altri… ma non voglio dilungarmi troppo!

Domanda scomoda per ogni musicista: si può vivere di musica al giorno d’oggi?
Dipende... non si può vivere soltanto con le serate. Per fortuna la musica ti permette di diversificare il tuo lavoro. Si può insegnare e diventare maestri di chitarra. Attualmente il numero di miei allievi sta crescendo e questo mi rende felice. Inoltre, mi dedico anche all’arrangiamento e alla registrazione di brani di diversi cantautori del territorio.

Con quali chitarre ti esprimi al meglio?
Sicuramente la Fender Stratocaster. Possiedo anche altre chitarre, tra cui una Telecaster del cinquantadue… ma non mi danno quello che mi da la mia “strato”! Sento che questa chitarra ha un’anima propria. La sento mia. Si tratta di un’emozione che non saprei descriverti. Però il suono che esce dalla chitarra dipende poco dalla chitarra stessa. Ciò che “crea” il suono è la mano del chitarrista. Il tocco è determinante. Ho suonato per quattro anni senza pedali ed effetti. Così ho imparato quanto il suono dipendesse dalla mia mano e non da altri fattori esterni.

Ti piace viaggiare per suonare in posti diversi?
Non mi accontento mai. Suonerei ovunque. Con gli “Assiduo” siamo andati a suonare a Bologna. Presto dovrei avere qualche data nel nord Italia con i “Trial”: un trio acustico composto da me, Maria Francesca Bartolomucci e Riccardo Salvati. In sostanza, mi piace parecchio viaggiare per suonare e vedere ogni volta posti diversi. Ovviamente, amo Cisterna e suonare qui è sempre molto bello!

Hai mai pensato a mettere su famiglia?
Non mi piace pensare al futuro. Preferisco vivere giorno per giorno. Voglio continuare a studiare il mio strumento e a perfezionarmi con esso. Credo, però, sia molto importante sentirsi realizzati e in pace con se stessi. Anche se è sempre una buona cosa puntare al meglio!


Suoni in altre band oltre quelle sopra citate?
Certamente. Suono con i BlackJack e con i Dangerous. La prima è una blues band composta da  Antonello Mancini (voce), Dario Carlesso (basso), Riccardo Salvati (tastiere), Simone Mastrantonio (batteria). Il secondo gruppo è una rock band composta da Ilenia Bianchi (voce), Ugo Cardinale (basso) e Simone Mastrantonio (batteria).

Vedo che molti tuoi compagni di band sono anche tuoi buoni amici. Gente con cui ti vedi il sabato sera. La consideri una cosa positiva o negativa?
Diciamo che è un’arma a doppio taglio. Suonare con degli amici è sempre bello perché facilita l’alchimia di band. Però, se tra amici si litiga come spesso capita, si stravolgono anche gli equilibri di band.

Un'ultima domanda prima di lasciarti ai tuoi impegni. Scrivi anche pezzi tuoi?
Si. Principalmente brani strumentali. Ho iniziato tardi, però, a scriverli. Questo perché ho sempre preferito la dimensione del gruppo a quella del solista.

Ti ringraziamo per la tua disponibilità. Spero che sentiremo ancora parlare di te. Buon lavoro e in bocca al lupo per tutto!
Grazie Simone. Un saluto a tutti i lettori del "Portale Musicale". A presto!

Nessun commento: