Come potrei definire il mio rapporto con la musica? Difficile racchiudere in un'unica parola quella che è la mia passione. Si tratta di un'ossessione "malata" ma felice. La mia è una galera che non permette vie di fuga. La musica è ovunque... nel rumore del treno quando arriva in stazione, nelle casse dei bar quando (raramente) ti fanno lo scontrino e nel suono che si produce quando tocco i tasti della tastiera. Ho tentato diverse volte di allentare con la mia voglia di musica, se non altro per salvaguardare la mia stabilità mentale. Purtroppo (o per fortuna) tutti i miei tentativi sono risultati vani.
Proprio oggi, chiaccherando fra amici, è uscita fuori una cosa alla quale non avevo mai pensato prima: la musica ti costringe alla verità. Se suoni sei costretto a mostrare te stesso, perchè altrimenti non puoi fare musica.
Non è facile spiegare questo concetto... ma sono sicuro che i musicisti che stanno leggendo capiranno il senso delle mie parole. COME FAI A SUONARE SE NON SEI TE STESSO?
Sia che tu suoni dal vivo o in studio... mostri la tua anima. Lo fai per forza, anche incosciamente, perchè solo così puoi emozionare. Non si parla di bravura tecnica... ma di tornare al vero obbiettivo dell'arte: trasmettere qualcosa a chi ci ascolta. Ho ascoltato diversi musicisti e, in ognuno di essi, ho trovato la particolarità, l'elemento di diversità. Per essere DIVERSI bisogna essere VERI.
Il cerchio così si chiude. L'elemento della trasparenza musicale è necessario più di ogni altra cosa. Far si che il proprio strumento sia l'estensione della propria anima... senza forzare il fisiologico processo.
Perchè tanto... se ami la musica, se vuoi fare musica, sei sicuramente una persona... VERA... (tranne qualche rara eccezzione).
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