Andrea Caovini |
Saper comunicare emozioni non è facile. Se poi lo si
fa attraverso più di uno strumento comunicativo e/o artistico, lo sforzo appare
invece un’indole sublima. Andrea Caovini riesce in questo: abile cantautore,
preparato musicista, eccellente scrittore e ottimo giornalista.
Grazie al blog http://andreacaovini.wordpress.com/ riesce a raccontare le
proprie storie e quelle della sua gente, senza perdere di vista la realtà
odierna, raccontandola attraverso i propri occhi. Attualmente collabora con il
portale “band magazine”, insieme al quale tiene una trasmissione radio
sull’emittente “Radio Libera Tutti”. Scrive per “Il Cittadino”, nella rubrica
quindicinale “Cittadino Extra”. Si è distinto anche come organizzatore di
eventi, grazie all’associazione “Degni di Nota” , dove ricopre la carica di
presidente. In questa associazione si occupa di promuovere e cercare spazi per tutte
quelle realtà musicali che vengono ignorate dalla comunità. Da due anni tiene
anche la direzione artistica del Giuliano Rock Festival. Nel 2009
pubblica il libro “Prenestinity”, che diventerà un audio/libro nel 2010 con
un’ulteriore pubblicazione. Nonostante i tanti impegni lavorativi, si è
raccontato ai microfoni del Portale Musicale con grande umiltà, indice di una
personalità equilibrata incontrata raramente in artisti del suo calibro.
Scorrendo tra le pagine del tuo
blog e tra i video di Youtube che ti riguardano, vedo che sei un artista a
tutto tondo: scrittore, musicista, cantautore, giornalista e tanto altro
ancora. Sembri avere una forte necessità di usare l’arte per esprimere tutti i
tuoi stati d’animo. Quasi un bisogno fisiologico. Credi sia azzeccata la mia
analisi?
Il motivo principale per cui scrivo è trasferire i miei errori alle persone. Non per evitare che la gente che si trova a leggermi o ascoltarmi faccia i miei stessi sbagli, ma per fare in modo che quegli errori non pesino né più, né meno, ma pesino meglio.
Di cosa parli nel blog e nelle
tue canzoni?
Le tematiche che tocco nelle mie canzoni sono le stesse del blog. Sono argomenti vasti e di diverso tipo. Cerco ovviamente di scrivere soltanto ciò che conosco. Evito di parlare di cose che non ho vissuto sulla mia pelle in prima persona. Ho un blog perché mi permette di escludere i canali commerciali classici come l’editoria o la discografia. Non voglio intermediari. Se si pubblica un libro con una determinata casa editrice si rischia il solito iter: che lo si venda per una cifra esosa, della quale la casa editrice prende il 95%, lasciando il restante 5% allo scrittore. Io preferisco dare “gratis” i miei lavori a chi vuole usufruirne.
Vedo che hai pubblicato un
audio-libro intitolato “Prenestinity”. Spiegaci meglio di cosa si tratta.
Prenestinity, nella mia mente,
nasceva come reading/spettacolo di narrazione con accompagnamento musicale,
quasi teatrale. La mia idea era una soap opera radiofonica, e durante la
“sceneggiatura” scrivevo i dialoghi, la voce narrante e la musica. Il fine
ultimo era quello di dare al lettore la capacità di capire gli ambienti e i
contesti nei quali i testi rimandavano. Nel 2009 poi hanno pubblicato Prenestinity come libro ed è cominciato il percorso editoriale...
Nella musica degli anni 70 c’era
una forte componente visiva. Si univano musica e immagini. Tecnica usata molto
dai Pink Floyd.Ti sei mai ispirato a questo movimento?
Non troppo. Scrivo di quel che vivo. Non c’è un forte legame con quella corrente,che comunque adoro.
Cambiamo per un attimo discorso.
Quanto è difficile, secondo te, vivere di musica al giorno d’oggi?
Non sono così negativo su questo. Ci si può riuscire benissimo. Il vero problema è rappresentato dalle pretese che il musicista ha. L’importante, in conclusione, è capire chi siamo e chiedere in proporzione.
Suoni in qualche band?
Si, ne ho due. La prima band si chiama “AmoRdiVino”, con la quale suono musica romana. La seconda band, invece, risponde al nome di “La MaLaStraDa”, con la quale promuovo le mie canzoni.
Hai altri interessi oltre l’arte?
Vedi, fare “arte” è stata una scelta di vita totalizzante. Da quattro anni a questa parte non faccio altro. Anche se ho fatto il commesso per undici anni e mi trovavo molto bene. Purtroppo, non avevo mai il tempo di fare tutto il resto e ciò mi faceva stare male. Anche perché è un lavoro che ti dà molti input per la scrittura. Così decisi di accontentarmi e dedicarmi soltanto alle passioni, lasciando questo lavoro per fare ciò che ho sempre amato.
Quando ti sei avvicinato alla
musica? E perché?
Ad otto/nove anni ho avuto la prima tastiera. Ma ero “costretto” a suonare cose che non mi piacevano, anche perché non sapevo qual’ erano le cose che mi piacevano, così smisi per un po’. Ho riniziato nel Febbraio del 1992. Ricordo il periodo con precisione perché coincideva con la mia prima autogestione a scuola. Infatti, mi ritrovavo a suonare la tastiera liberamente senza che nessuno venisse a infastidirmi chiedendomi di suonare qualche canzone dei Pooh! Con tutto il rispetto per i Pooh e per chi me lo chiedeva…
Come nasce una canzone di Andrea
Caovini?
Ognuna in modo diverso. Di solito parto da una nota, sui bassi in genere, poi cerco di pensare ad un determinato tipo di andamento. Così, nota dopo nota, nasce la canzone.
Hai un libro o una canzone del
cuore?
Per il libro: in genere è l’ultimo che si è letto, se lo si è scelto bene! Tutto dipende da come “cambiano le persone”. Il libro è il riflesso del tuo stato d’animo. Un autore che mi piace molto però è John Fante. Ho conosciuto questo scrittore grazie ad una mia amica che, dopo aver letto i miei lavori, disse che il mio modo di scrivere era simile al suo. Così comprai alcuni suoi libri. Per la canzone: vale il discorso fatto per il libro. Dipende sempre dal tuo stato d’animo.
Quali sono le tue influenze
musicali?
Principalmente Tom Waits. Un cantautore poco conosciuto in Italia e al quale non si danno i giusti meriti. Infatti, autori famosi da noi come Vinicio Capossela o Alessandro Mannarino, ma solo per fermarmi ai più noti, hanno tratto forte ispirazione da lui. Dispiace solo il fatto che in molti non dichiarino questo. Ovviamente, cerco di essere il più originale possibile, facendo confluire diversi generi e diverse sonorità.
Hai mai studiato musica presso
qualche insegnante?
Sono totalmente autodidatta. Ho imparato da solo quel poco che so fare. Credo sinceramente che non sia importante possedere grandi mezzi tecnici quando lo scopo principale è esprimere un punto di vista o raccontare una storia. Il contrario se si vuole essere uno strumentista, un turnista come si dice in gergo.
Direi che la nostra intervista
può anche finire quì. Grazie per aver risposto a tutte le mie curiose domande.
Sei stato gentilissimo Andrea.
Grazie a te! Un saluto al Portale Musicale.
Grazie a te! Un saluto al Portale Musicale.
Grazie a te e buona giornata!
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