giovedì 29 marzo 2012
Quando "saper suonare" non serve...
Ho sempre saputo che i dj sono molto seguiti dalla gente. Proprio ieri sera sono andato con un amico a prendere una birra al Kalupa Cafè, noto pub cittadino. C’erano due ragazzi a fare animazione e a mettere dischi dance per far ballare i presenti. All’interno e all’esterno del pub c’era il pienone. Non ho visto posti a sedere e anche in piedi si stava stretti. Un’affluenza assurda di giovani che bevevano, ballavano e facevano baldoria sotto le note di un ripetuto “tunz tunz” che ha poco di musicale. Il punto è questo: ho avuto la definitiva conferma che questo tipo di serate è molto più apprezzato delle esibizioni di band dal vivo. Con questo non voglio giudicare negativamente i gestori del locale che, giustamente, pensano al ritorno economico. Non voglio neanche criticare i dj perchè guadagnarsi onestamente la pagnotta è una cosa giusta. Di loro critico solo il fatto che amano definirsi “musicisti” e che quando ti invitano ad una loro serata ti dicono: “mi vieni a sentire domani? Suono al…”. È proprio il verbo “suonare” che dovrebbero eliminare dal proprio vocabolario. Non possono mettersi allo stesso livello di chi ha studiato uno strumento per anni. Non basta infilare dischi dentro una console per dirsi musicisti! A parte questo, però, non critico la loro attività. Non fanno niente di male, anzi, giustamente pensano a lavorare e a guadagnarsi il pane quotidiano. Il vero problema sono le persone. Sono loro che costringono i pub a seguire questo tipo di direzione artistica. Non è colpa di alcun ristoratore se la clientela apprezza un altro tipo di serata. Inoltre, mettiamoci anche gli ostacoli economici che ha una direzione artistica impostata sulla qualità musicale. Una band costa mediamente duecento/duecentocinquanta euro. Consideriamo, poi, i costi della Siae esorbitanti (speriamo che prima o poi perda il monopolio di tale mercato… così si abbasseranno i prezzi). La vera rivoluzione deve, quindi, partire dalla massa. Questa è l’unica via per cambiare la realtà culturale che ci circonda. Il Portale, nel suo piccolo, sta facendo molto… ma adesso mi chiedo: riusciremo mai a cambiare questa gente? La generazione del “Grande Fratello” e di “Uomini e Donne” è pronta per ascoltare un vero gruppo che suona dal vivo? In conclusione, non possiamo far altro che continuare a lavorare in questa direzione. Lavorare solo per la musica, quella vera.
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7 commenti:
Caro Simone, come ti ho detto ieri sera quando eravamo al Kalupa: "so' tempi duri pe l'arte". Purtroppo la gente vuole questo, i locali gli offrono questo. Quei ragazzi che animavano la festa di ieri li conosco anche e sono due bravissimi ragazzi. Ma loro vanno, chi si è fatto il culo per anni dietro uno strumento deve sgomitare tra la pochezza e la scarsità delle situazioni, spesso tra l'invidia dei "colleghi", tra persone più o meno oneste, tra furfantelli di alta e bassa lega (e tu sai a cosa mi riferisco). A volte mi viene da domandarmi: "ma a chi giova tutto questo?" e la mia salvezza è sempre nella risposta: mi dico sempre che giova a me ed all'amore sconfinato che provo per la musica, vediamola così perchè altrimenti è veramente tragica.
In alcuni casi però posso dirti che ho visto ed apprezzato locali che hanno scelto la strada "difficile" e si sono impegnati (anche economicamente) ad offrire divertimenti come quello di ieri sera ed altri come la musica dal vivo. Questi locali "virtuosi" sono anni ed anni che vanno avanti e sono sempre di moda anche nella estremamente cangiante provincia di "latina", questi locali che si chiamano "el paso", "doolin" e tanti altri sembrano essere eterni, mentre gli altri presto o tardi passano di moda e cadono nel dimenticatoio.
Nella vita di un locale si può scegliere se essere formica o cicala, le formiche vivono molto, le cicale il tempo di una "cantata" e di una stagione.
Bell'articolo comunque.
Simone Tagliaferro.
P.S. che ne dici di creare nel portale un elenco con indirizzi e siti dei locali "virtuosi" che offrono della sana musica dal vivo, magari parlandoci gli fai anche pubblicità se ti mandano il programma del mese (ebbene sì i locali SERI hanno una direzione artistica che almeno un paio di mesi prima ha il programma organizzato).
Si potrebbe affrontare questo discorso con questi locali. Fare una sorta di scaletta eventi. Ma vedi, c'è la rubrica "eventi" che è disponibile per chiunque voglia proporre la promozione di una festa o di un concerto. In conclusione: gli strumenti ci sono. Portiamoli avanti :)
P.S.
Senza contare la rubrica "Gente del Portale" disponibile per chiunque voglia scrivere qualcosa sul giornalino. Si può anche parlare di concerti ed eventi nella stessa rubrica.
un giorno un artista del ferro battuto mi disse : siamo circondati da artisti , chi compra il ferro stampato è un'artista del ferro , chi mette il cd nella tastiera è un artista della musica , chi canta in play back è un artista della canzone ,aggiungiamo pure quelli che mixano dischi. In ogni caso non dimentichiamo che domanda e offerta è la legge che regola il mercato. E' una legge cinica , ma va rispettata , ci potremmo chiedere perchè a Cisterna si viva così , ma sarebbe un discorso lungo che coinvolge storia e tradizioni . Vi consiglio di puntate sulla qualità , perchè è l'unico valore che ha senso, visto che volete respirare l'ebrezza artistica . Se non altro vi consentirà una gratificazione e crescita personale , il che non'è poco
Completamente d'accordo sulle tue parole Maurizio :)
Beh magari un locale potrebbe rinvestire i guadagni "facili" ottenuti con la "musica" house per dare spazio alla musica vera, dal vivo che secondo me è anche più adatta più piacevole...qualche compromesso alla fine tocca accettarlo, questi locali devono in qualche modo sopravvivere :)
Se la direzione artistica di un locale è di ottimo livello, anche la musica dal vivo porta tanti consensi. Per esempio... la "Cantinaccia" è un locale estremamente fuori mano... ma ha un grande seguito grazie alla qualità della direzione artistica. Si va a cogliere un determinato target che ama quel tipo di pub e di musica.
Completamente d'accordo con Simone e Maurizio. Purtroppo oggigiorno in tutti i settori, sottolineo in tutti i settori si dà spazio alla quantità e non alla qualità.
Ma non trovo giusto sollevare da responsabilità i gestori dei locali, come anche i ragazzi che suonano, come anche i veri musicisti che magari non arrivano ai giovani con i loro brani come magari arriva il "tunz tunz".
Io credo che la situazione attuale è diventata tale a causa dell'apporto negativo di tutti nessuno escluso.
Come diceva, Keith Richards:
"Per fare un disco rock, la tecnologia è la cosa meno importante".
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