giovedì 29 agosto 2013

Studio non fa rima con emozione

Quanto conta lo studio in musica? C'è stata una bella discussione sul Portale Musicale proprio su questo argomento. Alcuni sono convinti che lo studio sia fondamentale per ogni musicista... altri invece lo considerano solo una qualità in più, non prioritaria. La mia personale opinione è "dipende da quello che ci volete fare con la musica!". Se volete diventare bravi interpreti, turnisti, insegnanti di musica, ecc. allora studiare è la cosa principale. Per diventare bravi autori, invece, si può avere anche zero tecnica e nessuna coscienza di quello che si fa. "Studio" non fa rima con "arte".

Detto questo, non sei necessariamente un bravo musicista se hai studiato alla Saint Louis o al conservatorio. Molti dei miei chitarristi preferiti (parlo per il mio strumento) sono autodidatti. Si può studiare per anni e diventare sicuramente musicisti eccellenti. Ma spesso non basta per lasciare il segno. Non ce lo vedo Kurt Cobain a leggere uno spartito di Beethoven o Bach. E una volta che lo sai leggere? Che ci fai? Se suoni Beethoven... diventi Beethoven?

Se poi lo sai suonare, buon per te, ma "studio" non fa rima con "emozione".

Che poi un minimo di basi armoniche e tecniche siano necessarie, quello lo dico pure io, ma non bisogna esasperare il concetto di studio musicale. La musica è un mezzo per comunicare, per esprimere il proprio stato d'animo. Se mi piaceva studiare già mi ero laureato! Il consiglio che mi sento di dare dal basso della mia inesperienza a chi è sicuramente più preparato di me, riguarda il senso pratico delle cose: studiate per quello che vi è necessario fare. Ovvio che più sapete, meglio è, ma rischiate di perdere quello che è il senso della musica.

Poi posso parlare per il mio strumento, quello che ho studiato e nel quale sento di aver sviluppato un mio modo di suonare che è la sintesi di ciò che sono e voglio trasmettere. Per esempio, sono sempre stato un chitarrista pentatonico, provenendo da un'estrazione rock blues. La mia mano è sempre stata impostata per suonare quei brani di Hendrix che mi piacevano tanto. Infatti, ho sempre trovato maggiori difficoltà nel pop e nelle musica leggera. Il mio modo, allora, è stato quello di modernizzare quello stile chitarristico. In fin dei conti bastano due note per cambiare una scala pentatonica... rendendola naturale. Quelle due note che rendono uno stile rock, più melodico. Andate al minuto 04.15. Un esempio. Da quello ci colleghiamo al fatto che io so per certo che se mi ritrovo in tonalità di Sol maggiore, posso fare le stesse note che suonerei in Mi minore, che siano cinque o sette. Per questo un minimo di base armonica serve, quel tanto che basta per sapere in principio come muoversi sulla tastiera. Sicuramente una discreta coscienza dei gradi della scala, tra relative minori e maggiori e costruzione degli stessi accordi, aiuta. Ho cercato poi di sviluppare il mio tocco per renderlo più personale possibile. Penso sempre che per i chitarristi sia più importante la mano destra che la sinistra. Il suono parte soprattutto dalle mani e io sto lavorando molto in questo senso.

Nel frattempo sono entrato nel mondo delle modali, passando dalla teoria ai fatti. Un pezzo nel quale uso il modo lidio

Curo sempre di più gli arrangiamenti e mi dedico a uno studio spontaneo. Nel senso che imparo da me stesso, da quello che esce dalla mia mano. Senza sbattersi su nessun metodo per chitarra, quelli ti tolgono la voglia! Premettendo che sono soltanto all'inizio di un percorso e non posso dare insegnamenti a nessuno e solo consigli, questo limite di cui mi parlano i miei amici studiosi di musica... non lo sento. Ogni esperimento musicale che voglio fare... lo faccio senza paura di una mia presunta non preparazione. Volevo fare una one man band dove suonare tamburo, chitarra, armonica, kazoo e cantare? Volevo fare un trio per fare funky e rock blues? Volevo fare miei brani strumentali chitarristici? In passato sono passato anche per il progressive.

Se pensate che la persona che ha fatto tutto questo è una PIPPA che non ha mai avuto tanta voglia di studiare... non vi viene qualche dubbio sulle vostre teorie? Basta metterci il cuore e sfruttare quello che si sa al meglio. Non serve perdere ore intere a studiare spartiti. Non diventerò mai un session man, ma in fondo... chi vuole diventarlo?

Dovete prendere la musica con tanta voglia di libertà.

Bruciate i libri, non vi servono più. Il professionismo musicale è finito. Divertitevi, appassionatevi, spaccate il modo o almeno provate a farlo. Dovete aggredire la musica, non inseguirla ma mangiarla. Lo dovete fare con rabbia. Guardatevi dentro e buttate tutto fuori, fegato compreso. Non pensate che ho torto solo perché il maestro barbuto che avete incontrato in conservatorio vi ha detto che dovete farvi cento ore di solfeggio settimanali altrimenti non otterrete nessun "risultato". Se vi piace studiare, iscrivetevi a Medicina o Ingegneria. Questa è la mia opinione, senza offesa.

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