domenica 1 settembre 2013

Vediamo se così è più facile da capire

Per quel che riguarda il precedente post, vorrei spiegare nuovamente il mio punto di vista sullo studio in musica, visto che in pochi riescono a capirlo. Facciamo un esempio molto pratico che tutti possono comprendere: Massimo Varini è un famoso chitarrista, session man e insegnante. Scrive anche sue canzoni, ma è principalmente un professionista della musica. Lui è uno che ha studiato tanto e ha fatto bene a farlo, era la sua necessità. Nel professionismo lo studio è fondamentale.

Il punto del precedente articolo è: non vale la stessa cosa per gli autori.

Francesco Guccini, per esempio, non suona la chitarra come Varini, e sicuramente non ha studiato come lui la musica in tutti i suoi aspetti tecnici, dall'armonia al resto. Però ha scritto pezzi di storia della musica italiana e nessuno di noi può negarlo.

Poi è chiaro che lo studio non esclude l'arte, ma nessuno di noi ha mai detto questo. Penso semplicemente che non basta studiare per creare "arte". Sono contrario al fossilizzarsi troppo sui libri perché poi si perde quello che è il senso vero della musica (e da questo concetto ESULO totalmente i professionisti che ne vivono, come Varini). Questo è un discorso che riguarda gli autori.

Poi è chiaro che sapere tante cose non è un male, ma un'arma in più. Ma ci sono diversi metodi per imparare... magari facendo una ricerca sui suoni alternativa, scoprendo se stessi più che lo strumento che si ha per le mani. In ogni caso, come ho scritto nel precedente post, una minima base dalla quale partire è necessaria per tutt.

Nessun commento: